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Cambiamenti climatici: intervista alla professoressa Domizi

La professoressa Fabiana Domizi insegna Matematica e Scienze all’IC di Via Ormea 6 a Roma. Assieme alle alunne e agli alunni di due sue classi III sta affrontando i temi dei cambiamenti climatici dopo aver frequentato il corso di formazione per insegnanti di Get Up and Goals a cura del CISP.

prof.Loasses La professoressa Fabiana Domizi 

Professoressa Domizi, come mai hai scelto di trattare in classe i cambiamenti climatici?

L’ho scelto perché è un argomento molto attuale. È molto trattato anche sui media perciò i ragazzi e le ragazze si interrogano su questo tema e si pongono molte domande. Mi piaceva fare un percorso per rispondere a queste domande.

Ad esempio, i ragazzi arrivano in classe e mi chiedono “Prof, perché Trump ha preso queste decisioni piuttosto che altre?

Sono molto curiosi. Dunque sanno già alcune cose sul tema, ma non necessariamente hanno informazioni complete. A volte hanno sentito parlare di un argomento, o magari lo ricordano perché l’hanno già trattato a grandi linee alla scuola elementare, oppure perché hanno sentito o visto dei filmati. 

Mi capita di trovarmi davanti a un vasto genere di conoscenze: dalle informazioni corrette e fondate a quelle in qualche modo travisate o elaborate in maniera superficiale o errata. Quindi anche per questo ho scelto di trattare questo argomento, in modo da selezionare il tipo di informazioni di cui i ragazzi avrebbero potuto usufruire.

Al di là della curiosità sul tema trattato, hai già notato un impatto sui comportamenti dei ragazzi?

In alcuni sì. Hanno fatto delle piccole azioni, come non usare più la bottiglia di plastica, ma la borraccia di metallo. Altri mi raccontano di aver iniziato a chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti. Si tratta di cambiamenti piccoli, ma comunque importanti.

Molti di loro rifiutano di fare la raccolta differenziata perché poi vedono il netturbino che fa tutto un mucchio. Allora mi chiedono: “Ma che senso ha che io faccio la differenziata se poi lui fa tutto un mucchio?”. Allora facciamo discorsi su questo. Non sempre si riesce ad ottenere un risultato soddisfacente, però in molti di loro la sensibilità si nota anche nei piccoli gesti. O almeno si nota la buona volontà di provare a cambiare qualcosa, al di là dell’esito finale.

Durante il percorso didattico c’è stata qualche attività che ha particolarmente interessato gli alunni?

Sì. Ho dovuto selezionare un gruppo di ragazze e ragazzi che potevano partecipare ad una conferenza sull’ambiente. Purtroppo la conferenza non era aperta a tutti perciò abbiamo mandato solo alcuni alunni. Al ritorno c’è stato un bel momento di condivisione perché il gruppo che aveva partecipato alla conferenza ha riportato a tutta la classe realizzando un Telegiornale. L’hanno chiamata “Edizione Straordinaria” e hanno riportato le informazioni ricevute in conferenza rielaborate a modo loro.

Hai collaborato con altri professori della scuola?

Ho lavorato in una classe da sola e in un’altra in collaborazione con una collega che insegna italiano. Non abbiamo realizzato esperienze in comune, ma abbiamo trattato gli stessi argomenti da diversi punti di vista.

Collaborare ci ha permesso di mostrare ai ragazzi alcuni aspetti che normalmente non saltano agli occhi, come ad esempio le conseguenze delle migrazioni, il sentimento di esclusione che sempre più spesso viene fomentato e il dibattito su questo argomento. Spesso non è chiaro ai ragazzi che questo fenomeno migratorio possa essere una conseguenza del cambiamento climatico.

Su questo ho notato differenze evidenti tra le classi nelle quali ho fatto la sperimentazione. Nonostante io avessi trattato il tema in entrambe le classi, il messaggio è stato inteso meglio nella classe in cui c’era stato anche il lavoro della collega oltre al mio. Nell’altra classe il messaggio non è stato recepito altrettanto bene. 

Perché hai scelto di partecipare a Get Up And Goals

Ho scelto di partecipare a Get Up And Goals perché mi interessava molto l’Agenda 2030. I temi trattati, tra cui migrazioni e differenze di genere, sono temi che a me premono moltissimo e ai quali faccio sempre riferimento nella mia didattica. Eppure, sul tema dell’inclusione e della migrazione non riesco moltissimo a far penetrare il mio messaggio nelle classi. 

Invece, soprattutto rispetto agli anni precedenti, sto notando una certa permeabilità sulla questione delle differenze di genere. Ad esempio, io a scuola tengo anche un corso pomeridiano extra curriculare che usa le STEM. La stragrande maggioranza degli alunni sono ragazzi, ma recentemente iniziano ad arrivare anche delle ragazze. Questo è un po’ anche una risposta al lavoro che faccio in classe di mattina. 

La difficoltà maggiore al momento la noto sul discorso dell’integrazione. Lo vedo nelle dinamiche e nei rapporti con ragazzi che arrivano da fuori, soprattutto se entrati in classe nel corso dell’anno e non dall’inizio. Da quel punto di vista non sto ottenendo i risultati sperati. 

In Get Up And Goals cercavo degli strumenti per cambiare il mio tipo di approccio. Ad essere sincera ho appena iniziato a mettere in pratica gli input che mi sono arrivati dal corso. Vediamo come proseguirà.

C’è qualcosa di inaspettato che hai trovato nel corso?

Sì. C’è stato un laboratorio teatrale per sbloccare alcune dinamiche e per iniziare i dibattiti nel modo più appropriato secondo un approccio diverso da quello standard del prof che è in cattedra e gli alunni che ascoltano. L’approccio è completamente diverso dal solito, sto provando a metterlo in pratica un po’ in tutte le mie lezioni su attività che lo permettano, anche al di fuori del progetto.

 

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Ultima modifica il Martedì, 09 Giugno 2020 17:20