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“La frammentazione dell’insegnamento non aiuta l’interdisciplinarità”

La professoressa Irene Rinaldi insegna Tecnologia alla Scuola Media San Pio V di Roma, dove quest’anno ha sperimentato con due terze classi una delle Unità di Apprendimento di Get Up and Goals! sui Cambiamenti climatici.

La sperimentazione, che si è protratta lungo tutto l’anno scolastico, ha portato con sé stimoli per l’insegnante, le alunne e gli alunni, risultati sul piano concreto dello stile di vita dei partecipanti e alcune interessanti riflessioni sulle criticità dell’UdA stessa. Infatti, se l’urgenza di trattare gli argomenti relativi al clima da una parte ha incontrato l’entusiasmo degli studenti e delle studentesse, dall’altra si è scontrata con le difficoltà di un sistema scolastico nel quale la frammentazione dell’insegnamento è ancora prevalente rispetto alla possibilità di una collaborazione interdisciplinare.

È un piacere per noi ringraziare la professoressa Rinaldi per il prezioso feedback portato al progetto e condividere la sua esperienza e i suoi spunti, raccolti in una breve intervista.

Irene Rinaldi La professoressa Irene Rinaldi

 

Come si integrano i temi dell’Agenda 2030 con la sua materia di insegnamento?
Il programma di Tecnologia per la terza affronta l’energia e la sostenibilità, ovvero la ricerca di una fonte di energia che sia il più possibile sostenibile. Tutto il programma parla di quello: cause e conseguenze dei cambiamenti climatici. Più che essere un’Unità di Apprendimento, per me era in gioco l’intera gestione del programma annuale ed è stato quello un po’ il mio modo di sperimentare: cercare affrontare ciascuna lezione da quel punto di vista.

Dal momento che il tema dei Cambiamenti climatici è già in programma, come mai ha deciso di usare i materiali e le UdA di Get Up and Goals!?
Tendenzialmente io abbandono presto il libro e spingo sempre le ragazze e i ragazzi a cercare tutte le possibili fonti di sapere che hanno a disposizione, quindi il libro è solo un supporto in più, utile magari più per le persone più delicate che trovano più facile avere un solo supporto. Averne tanti richiede una competenza abbastanza complessa, quella di saperle gestire tutte. Facendo la formazione di Get Up and Goals! mi sono accorta che ci sono ancora più materiali e quindi il mio sforzo è stato quello di sceglierli, studiarli, indicare ai ragazzi che c’era anche questa possibilità. Dunque, ho proposto la sperimentazione a dei ragazzi che già si muovono così.

Come hanno reagito gli studenti e le studentesse all’approfondimento del tema dei cambiamenti climatici? È vero che sono distratti, superficiali?
Per quanto riguarda il metodo
, e quindi per esempio la possibilità di usufruire di tante fonti, loro sono molto interessati e la scuola si sta sempre più aprendo. Quindi non ho avuto difficoltà, se non quella spesso di caricarli di un lavoro in più.
Per quanto riguarda il tema, invece, è un tema oramai molto conosciuto e che perciò facilmente si potrebbe banalizzare. Tutti i professori, almeno una volta durante l’anno lo hanno citato. Ma citarlo è una cosa, sviscerarlo è un’altra. La maggior parte dei ragazzi ha capito la complessità del discorso e l’urgenza di affrontarlo, di lavorarci sopra e cambiare la propria vita.

Quali scelte didattiche hanno provocato maggiore interesse?
Devo dire che è stato un inizio duro, perché io ho mostrato loro tanti materiali e la reazione è stata un po’ di difesa all’inizio. Quindi c’è stato un avvicinamento critico, ma che ha suscitato anche un po’ di timore. All’inizio l’impatto è stato duro, i ragazzi si sono detti “Oddio, che cosa succede?”.
Per sviscerare il tema c’è voluto del tempo. Le mie due ore settimanali di lezione non sono sufficienti per svilupparlo, capirlo, elaborarlo e dare anche delle soluzioni. Di conseguenza sicuramente sono tornati a casa i primi giorni piuttosto sconvolti.
Un altro punto interessante è stato quello dell’impronta di carbonio. Ne avevano sentito parlare nell’ora di scienze e poi hanno trovato il sistema di calcolare la propria impronta, capire se la loro vita influisse positivamente o negativamente sull’ambiente. Si sono anche confrontati tanto. È stato interessante, un lavoro pratico.

Quali sono i risultati a suo avviso più interessanti riscontrati finora?
Sicuramente quelli sulle abitudini di vita quotidiana, ad esempio il fatto che cominciano a correggere i genitori. Per il futuro più prossimo, diciamo da qui a 10 anni, dobbiamo contare su questa generazione che esce oggi dalle scuole medie. Il fatto che oggi loro correggano dei comportamenti altrui, fermino magari una discussione, parlino a tavola con i loro genitori di questi temi, secondo me è positivo. Inoltre, ne parlano anche tra loro.

Avete fatto con gli studenti alcune azioni di cittadinanza? Quali? Come sono andate?
Abbiamo fatto un progetto legato alla Giornata Nazionale per il Risparmio Energetico. I ragazzi e le ragazze sono andati in giro per le altre classi a fare un flash mob in cui, con un canto, con un urlo e degli slogan, hanno sensibilizzato gli altri gruppi durante le lezioni. Senza chiedere permesso si entrava, si stava tre minuti lì a dire una cosa. Sicuramente hanno colpito l’attenzione di tutti.
Poi durante i Fridays for Future hanno fatto delle lezioni aperte in cui hanno lavorato sugli slogan e hanno trasformato la classe in una piazza, perché non potevano, per via dell’età, andare a manifestare in piazza.
L’UdA si doveva poi concludere con una ciclo-passeggiata, che era sicuramente l’azione più significativa, che portava anche poi ad una specie di flash mob. Purtroppo però il tutto è stato annullato per via di problemi legati alla sicurezza di un evento che si doveva tenere al di fuori dell’edificio scolastico. I ragazzi si sono dispiaciuti, ma abbiamo recuperato, almeno in parte, manifestando nelle classi.

Ha avuto la possibilità di collaborare con colleghe e colleghi della classe? Com’è andata?
Questo è il limite che io ho trovato durante la sperimentazione.
Io sono una docente che fa due ore soltanto a settimana in classe e quindi anche per questo l’UdA si è dovuta spalmare su tutto l’anno. Sicuramente l’efficacia aumenterebbe se ci fosse una collaborazione tra più discipline del Consiglio di Classe. Il progetto dovrebbe diventare un progetto di Consiglio di Classe.
Questo è necessario anche per arrivare maggiormente ai ragazzi perché la frammentarietà dell’insegnamento fa sì che dopo la mia lezione, per tutto il resto della settimana, si pensi ad altro, non si insista su alcune tematiche. Quello è il grande limite.
Io suggerisco due docenti che, in un periodo più ristretto, magari 3-4 mesi, presentino il tema su più fronti, in un modo critico e per più ore, così da banalizzare di meno.
E invece io mi sono trovata un po’ sola e questo ha fatto sì che faticassi molto.
Tra l’altro ho colleghi tutti molto sensibili al tema, che hanno adottato comportamenti sostenibili, ma che non hanno portato ai ragazzi l’esempio anche attraverso la trasmissione dell’UdA.
Sicuramente è in parte per questioni di tempo: ad esempio, i colleghi di Scienze e Matematica hanno degli obblighi un po’ più rigidi (in termini di programma, ndr), mentre nel caso di Tecnologia io posso prendere la parola chiave “energia” e sviscerarla come preferisco.
Il problema secondo me riguarda proprio la struttura organizzativa della scuola media. Abbiamo i Consigli di Classe che non sono però progettuali, ma semplicemente valutativi.
A volte poi i limiti sono degli insegnanti. Bisogna cercare di non avere pregiudizi, di mettersi in gioco, di provare. Per esempio, la compresenza potrebbe essere una chiave di volta. Io non so mai quello che i ragazzi sanno dell’altra materia. Lavorare insieme alla collega mi permetterebbe di ripartire da dove lei si è fermata.

In che modo continuerà a proporre attività e percorsi agli studenti?
Il prossimo anno in terza lo rifarò, cercando di organizzare l’anno in maniera un po’ diversa.
Questa volta cercherò di coinvolgere il docente di Scienze, dandogli un incarico preciso in modo che non si spaventi. Vorrei chiedere al collega di trattare le conseguenze dei Cambiamenti climatici, a livello di natura o di chimica. Per esempio, so che alcune conseguenze dei cambiamenti climatici sul sistema mare e sul sistema Terra si possono già vedere dallo spazio, e ho dei link che andrebbero mostrati in classe. Ma come faccio io adesso ad inserire anche quelli? Magari suggerirò questi materiali al collega!

Che cosa l’ha divertita di più in questa sperimentazione?
È stato molto divertente questo flash mob in cui i ragazzi e le ragazze andavano in giro perché anche quelli molto in difficoltà, che normalmente si sentono sempre l’ultima ruota del carro, hanno trovato uno spazio, qualcosa da fare che poi li ha resi contenti, anche semplicemente spegnere la luce improvvisamente a una professoressa che sta spiegando.
Nessuno sapeva del flash mob, tanto che il vicepreside mi ha detto “Almeno a me potevi dirlo!”, ma io ho detto “No, i flash mob non si annunciano!”. Le colleghe e i colleghi mi hanno detto che gli è piaciuto, ma poi ho saputo che qualcuno si era lamentato per l’interruzione delle lezioni. Ma è normale, e poi il senso del tutto è stato spiegato.

Desidera condividere altre osservazioni?
Vorrei aggiungere che la formazione di settembre (il seminario per docenti sui temi del progetto Get Up and Goals!, ndr) è stata bellissima. Finalmente una formazione in cui gli insegnanti dicono “che bello, ci voglio andare”, perché si imparano cose nuove e si risente un po’ il livello universitario. E poi mi è venuta la voglia di trattare altri temi. Io sono di Tecnologia, i Cambiamenti climatici sono perfetti, però l’anno prossimo vorrei portare nelle seconde le Disuguaglianze internazionali. Vorrei trasmettere ai miei studenti cosa significa ridurre le differenze, anche in termini economici. A Olomouc ho visto come lavoravano i colleghi e le colleghe sugli altri temi e questa cosa delle differenze mi interessa molto, ci sono tantissimi materiali, quindi sono anche molto immediati da far capire ai ragazzi.

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Ultima modifica il Mercoledì, 03 Luglio 2019 11:01