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Lettere e Matematica: una collaborazione originale e interessante

Una insegna Lettere e l’altra Matematica, le professoresse Chiara Loasses Francesca Devoto, della Scuola Media Belli – I.C. Parco della Vittoria di Roma, hanno unito le forze per portare in classe l’Unità di Apprendimento sulle disuguaglianze internazionali. La collaborazione è stata possibile grazie alla convenzione della scuola con il CISP. Le docenti hanno seguito un percorso di approfondimento di alcune tematiche e coinvolto gli studenti in molte attività.

Ringraziamo la professoressa Loasses per aver condiviso con noi le sue riflessioni, che vi proponiamo qui di seguito.

prof.Loasses La professoressa Chiara Loasses 

 

Come mai ha scelto di trattare le Disuguaglianze internazionali?
Insieme alla collega Devoto, che insegna Matematica e Scienze, abbiamo optato per le disuguaglianze internazionali perché potevamo svolgere il percorso assieme con l’unica classe che avevamo in comune, una terza. E per quella classe abbiamo pensato che lavorare su questo tema potesse essere interessante. E poi ci interessava fare un tema nuovo. 

Come mai avete deciso di collaborare?
La professoressa Devoto insegna da più tempo in questa scuola. Quando sono arrivata io, lei si è subito posta nei miei confronti in modo collaborativo e prima dell’inizio della scuola ci siamo incontrate per pianificare il primo giorno di lezione. 
Quindi la nostra collaborazione è iniziata veramente da subito. A volte sembra strano mettere assieme Matematica e Lettere, ma noi abbiamo affrontato argomenti in comune per tutto il triennio.

Quindi la collaborazione avviene per vostra scelta personale, non a livello di Consiglio di Classe?
È una collaborazione che abbiamo pensato tra noi e comunicato al Consiglio di Classe, così da farla diventare a tutti gli effetti parte dell’approccio didattico della classe. Abbiamo scoperto che ci sono moltissime cose in comune tra le nostre materie, soprattutto tra Geografia e Matematica, perché io con lo studio dei paesi, delle regioni, spesso devo affrontare anche l’aspetto quantitativo, e quindi grafici, statistiche, indici matematici per il calcolo di alcuni parametri legati a dei territori, numero di abitanti… 

Quali sono i risultati più interessanti che ha ottenuto? Come ha reagito la classe?
Il riscontro più forte è stato agli esami, quando una percentuale altissima di studenti ha trattato i temi dell’Agenda 2030. Alla luce del coinvolgimento e della motivazione, è evidente che i temi li hanno incuriositi perché parlano di loro, dell’attualità, del loro futuro, delle prime loro interazioni sociali e del loro ruolo. Il fatto che loro potessero in qualche modo far sentire la propria voce, uscire dall’aula e presentare al territorio una forma di azione li ha molto caricati. Si sono sentiti grandi, considerati, importanti e questo li ha coinvolti. 

C’è stato qualche episodio particolarmente divertente?
Il gioco delle sedie (scarica le istruzioni per portalo in classe), ovvero una delle attività proposte dall’Unità di Apprendimento.
Al momento di dividersi i continenti tutti volevano andare in Europa. In Africa c’era una sola sedia e i ragazzi si sono seduti uno sull’altro. Invece in Europa, dove loro erano pochissimi e le sedie avanzavano, hanno cominciato a sdraiarsi.
E poi fermi così, immobili, abbiamo fatto la discussione. Che cosa avete realizzato sedendovi l’uno sull’altro, che cosa state facendo cercando di occupare delle sedie che in realtà non vi servono? Al dibattito hanno partecipato tutti. Perché riuscivano a vedere e avevano anche vissuto delle sensazioni di disagio, scomodità o voglia di impossessarsi di tutto. Questo è stato interessante. 

Poi abbiamo fatto anche l’altra attività con i cartelli “sono d’accordo/non sono d’accordo” rispetto a certe problematiche relative alle disuguaglianze internazionali, al consumo delle risorse, alla presenza di risorse. Lì le domande stimolo erano più complesse e mi era sembrato che l’attività fosse andata male. In pochi sono riusciti ad intervenire, c’erano molti silenzi, c’era difficoltà a capire dove si volesse arrivare. Invece poi molti hanno detto di aver trovato quell’attività stimolante. In effetti ha dato l’opportunità di partecipare ai ragazzi più svegli, ma tutti sono stati molto stimolati, hanno apprezzato il fatto di alzare il livello. Forse le mie aspettative erano più alte rispetto alla loro consapevolezza di queste tematiche, ma anche quel poco che hanno fatto, il fatto che l’attività abbia posto loro una difficoltà maggiore è stata una sfida importante. Quindi in realtà mi hanno dato un riscontro positivo ad un’attività che io invece pensavo di non poter replicare perché troppo complicata. 

So che avete anche inventato il “dado baro”, cos’è?
Il dado baro è un’idea della prof.ssa Devoto. L’attività l’abbiamo chiamata “Nascere è una cosa seria”. Abbiamo fatto riflettere i ragazzi sulle differenze di opportunità che nascere in un paese diverso può dare ad un individuo. E abbiamo realizzato questo dado baro che le cui facce rappresentano dei punti del globo. Però il dado è truccato perché contiene un pesetto su una faccia, quindi la probabilità maggiore è di nascere in paesi molto poveri e popolosi. Poi abbiamo anche studiato il Passport Index e analizzato le possibilità di movimento che ogni passaporto offre a chi lo detiene. 
I ragazzi e le ragazze, in collaborazione con la docente di matematica, hanno costruito il dado, ovvero un solido, poi hanno studiato le statistiche ecc. Con me invece hanno ragionato su quale potesse essere la vita di una persona nata in un certo paese, basandosi sui dati già raccolti. 

Abbiamo anche chiesto loro di elaborare un prodotto finale – un testo, un video, un audio, un disegno – per riflettere su come possa esser e la vita di una persona nata altrove. Dopo aver visionato tutti gli elaborati, gli studenti stessi ne hanno selezionato uno con cui, a nome della classe, abbiamo partecipato al concorso “Facciamo 17 Goal”. 
L’elaborato votato è stato un’intervista doppia, stile Le Iene, in cui i due studenti fingevano di essere due uomini del Sudafrica che rispondevano alle stesse domande. Uno veniva da una situazione più disagiata e l’altro era più benestante (v. video a fondo pagina).

Altri momenti interessanti? 
Abbiamo deciso di giocare a Go Goals l’ultimo giorno di scuola, ai ragazzi è piaciuto molto. 
Ho dato loro il gioco senza aggiungere indicazioni. Alcuni hanno letto tutte le istruzioni, altri hanno improvvisato e sono usciti un po’ dalle regole. È un gioco strutturato che però permette di muoversi in modo autonomo. Addirittura, c’è stato un gruppo che ha proposto di fare una modifica alle regole. Hanno chiesto a me se potessero farla e io ho detto loro di discuterne, quindi hanno discusso in gruppo l’idea, l’hanno argomentata… e poi l’hanno bocciata. Hanno preferito rimanere fedeli al gioco, però è stato uno spunto per confrontarsi.

  

Ultima modifica il Giovedì, 01 Agosto 2019 16:03

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